Le origini del cognome

DALFOVO

La storia del cognome Dalfovo ha inizio nel 1500 e comincia con un albero, un faggio secolare. Doveva trattarsi di un bell'albero, con un prato attorno, a pochi minuti di cammino da uno qualsiasi dei "masi" che formavano l'antica comunità di Andalo, a mille metri di altezza, su un'ampia sella tra il Gruppo di Brenta e la Paganella. Antichi documenti, infatti, ricordano che sotto quel faggio si usava convocare, tre volte all'anno, "la regola", l'assemblea dei capifamiglia dove si discutevano ed approvavano le norme ed gli ordinamenti che regolavano la vita della comunità. In una pergamena del 21 maggio 1462, ad esempio, è detto che i procuratori della chiesa di Santa Maria di Banale furono convocati "a la casa dal Fovo sulla montagna di Andalo" per determinare i diritti che la chiesa aveva in quei luoghi, soggetti alle "regole di Andalo". La "casa dal Fovo" era un maso, l'insediamento abitativo tipico delle popolazioni alpine fin dal medioevo. Ogni maso era costituito da un piccolo gruppo di case, con stalla, fienile, legnaia, orti, cortili e con terreni intorno per l'agricoltura e il pascolo, ed era abitato da poche famiglie, spesso imparentate tra loro. Molti paesi di montagna, come Andalo, si sono formati dall'unione di più masi confinanti. Il nome del maso derivava spesso dal nome di chi lo abitava, oppure, al contrario, erano i suoi abitanti a prendere il nome dal maso. Nomi di masi di Andalo si trovano citati già dal 1200. Anche le case più vicine al nostro faggio costituivano un maso e, dato il ruolo centrale che quell'albero aveva per la comunità, il maso stesso veniva identificato come "maso Fovo", essendo "fòvo" il nome dialettale del faggio (Fagus, in latino, e fagus sylvatica nella classificazione botanica). Nei dialetti locali si incontrano anche le varianti Fòo (con la prima 'o' aperta), oppure Fou, diffuse nella vicina Val di Non e, in generale, nel trentino occidentale, mentre più a est domina la versione Faghèr di origine veneta.

Gli abitanti del maso Fovo erano indicati come "dal Foo", "dal Fou", "dal Fovo" e, nei testi latini, "a Fago". In documento del 1491, ad esempio è nominato, quale teste, un "Antonio del Fò in Andel" ed è il primo che si incontra. In una pergamena dell'anno 1504 sono nominati un "Gottardo fu Nicolò Clamer" e "Nicolò dal Fou" che "agenti per sè e per tutta la comunità" promettono di dotare un altare da erigersi a S. Antonio vicino all'altare principale della chiesa di S. Vito. In un altro documento del 1580 vi è nominato un "Bartolomeo dal Fovo" quale "regolano giurato della comunità" (il regolano, che presiedeva le assemblee della regola ed aveva la responsabilità di farne applicare le decisioni, era una carica elettiva). Ma se pure la parola Fovo, e le sue varianti, accompagnano alcuni nomi già intorno al 1500, bisogna attendere la fine di quel secolo per poter parlare di cognome, nel senso moderno del termine. Infatti, solo verso il 1590 si inizia a tenere un archivio anagrafico presso le parrocchia di Andalo, analogamente a quanto avveniva nelle altre parrocchie; l'obbligo di tenere archivi anagrafici era stato infatti emanato dal Concilio di Trento nel 1563. Fino ad allora la genealogia famigliare interessava solo le famiglie nobili, soggette al problema della successione dei loro averi e dei loro poteri, mentre tutti gli altri comparivano nelle pergamene tutt'al più come numero di "fuochi", cioè di gruppi famigliari, a cui spettava il pagamento dei tributi. E' ben vero che alcuni cognomi comparivano sporadicamente anche nelle rare pergamene prima del 1500 (come il sopracitato Antonio del Fò del 1491), ma in questi casi non è facilmente ricostruibile il grado di parentela e non è sicuro il permanere dell'ipotetico cognome nelle generazioni successive. Solo con l'apparire di registri anagrafici, gli abitanti dei masi di montagna, i contadini, i coloni dei vari villaggi del trentino, acquisivano un cognome vero e proprio e solo da quel momento è possibile riscostruire con certezza la genealogia delle famiglie.

Sulla base dei primi registri anagrafici di Andalo è così possibile identificare i primi possessori del cognome Dalfovo (nelle versioni antiche: "dal Foo", "dal Fou", "dal Fovo"), quelli da cui deriva tutta la discendenza Dalfovo esistente. Si tratta di un tal Bartolomeo (o Bortolo) e dei suoi 6 figli, avuti dalla moglie Margherita Bonetti di Preseno (Brescia). Bartolomeo nacque intorno al 1550 e si sposò nel 1580. La più antica denominazione "dal Fovo", con le sue varianti, che veniva usata prima di allora per indicare qualsiasi abitante del maso Fovo, si trasformò quindi in un cognome, ma restringendosi alla sola famiglia di Bartolomeo e Margherita e ai discendenti di quella. In effetti, 3 dei loro figli (Bartolomeo, Antonio e Pietro) originarono una discendenza piuttosto vasta, al punto che si rese necessario, dopo pochi decenni, introdurre dei soprannomi per distinguere i vari rami. Il solo cognome non era sufficiente, sia perchè la maggior parte dei Dalfovo vivevano nello stesso luogo, sia perchè si usava dare ai figli i nomi del padre e del nonno, così che si moltiplicarono rapidamente gli omonimi, Bartolomeo, Antonio, Pietro, Domenico, Giovanni, ecc., generazione dopo generazione. Così i discendenti di Bartolomeo, figlio di Bartolomeo e Margherita, furono chiamati "Todeschi"; quelli di Antonio divennero i "Bochinelli" e quelli di Pietro i "Flettoni". Bochinelli e Flettoni dettero luogo a numerose famiglie ad Andalo e Molveno. I Todeschi, invece, in fasi successive tra il 1600 e il 1800, emigrarono nei vicini villaggi della Valle dell'Adige, pių abitata e più fertile, come Nave S. Rocco, Pressano e Mezzolombardo.

Non esistono documenti certi sulle generazioni precedenti il primo Bartolomeo Dalfovo. Un parroco di Andalo dell'800, esperto in alberi genealogici e di archivi anagrafici, in un paziente lavoro di ricostruzione della genealogia delle famiglie di Andalo, collegò direttamente il nostro Bartolomeo con un tal Antonio Botes, nato nel '400 a Lundo e trasferitosi ad Andalo intorno al 1500. Lundo è un piccolo villaggio nel territorio di Lomaso, nella Valle del fiume Sarca, a poche ore di cammino da Molveno e Andalo. Antonio Botes si stabilì al maso Fovo (già da prima noto con quel nome). Si presume che il parroco, autore della ricostruzione, avesse documenti affidabili sul legame tra Antonio Botes e Bartolomeo Dalfovo, anche se mancanti di dettagli importanti (quante generazioni tra l'uno e l'altro? Antonio era il nonno?). Notiamo anche che il cognome Bottesi è ancora comune a Lundo.

Questa foto di Andalo è stata scattata intorno al 1910. In primo piano si vede il maso Fovo. Sullo sfondo si scorgono le case di altri masi. I monti in alto sono le Dolomiti di Brenta, che si elevano fino ai 3000 metri. La chiesa sulla sinistra č la vecchia chiesa parrocchiale, costruita verso la fine del '700. In quell'epoca il paesaggio non doveva essere molto diverso da come appare in questa foto, a parte qualche casa in meno. I Dalfovo ad Andalo erano numerosi e vivevano prevalentemente al maso Fovo. Le case del maso, in basso a destra, avevano piano piano circondato il faggio secolare (già scomparso all'epoca della foto). Al suo posto, oggi, c'è una piccola piazzetta. Su uno dei lati, vicino all'ingresso di un ristorante ("Il Faggio"!), rimane in bella mostra una vecchia panca di legno, fatta proprio con il legno di quel faggio. Quando l'albero venne abbattuto, di panche come quella ne furono costruite quattro, una ciascuno ad altrettanti capifamiglia Dalfovo. La strada che porta dalla piazzetta alla chiesa parrocchiale si chiama Via Fovo e la chiesa stessa è stata recentemente affiancata da una più capiente e moderna. Ormai tutto l'abitato ha un aspetto moderno, tanto simile a molti altri centri turistici di montagna (alberghi, ristoranti e impianti sciistici); tuttavia, non è difficile riconoscere ancora l'antica struttura dei masi originari (Toscana, Doss, Clamer, Monego, Bortolon, Melchiori, Perli, Ghezzi, Cadin, Fovo, ecc.).

In conclusione, un albero diede il nome ad un gruppo di case (il maso) e il gruppo di case diede il cognome ad alcuni dei suoi abitanti (i Dalfovo). Si può dire, senza paura di sbagliare, che tutti i Dalfovo esistenti al mondo (non solo in Trentino, ma anche in Germania, in Brasile, negli Stati Uniti, ecc.) discendano da quello stesso luogo e da una sola famiglia. Questo è un caso poco frequente. Nella maggior parte dei casi, infatti, un cognome ha varie origini indipendenti, in vari luoghi ed epoche; si tratta spesso di una specificazione di luogo, o di mestiere, o di una caratteristica somatica, che si ritrova tale e quale in più situazioni. Anche il nome "faggio", con le sue varianti dialettali, è all'origine di vari nomi di luogo (i Fovi, Faida, Faedo, ecc.), ma non di un altro cognome Dalfovo come quello originatosi ad Andalo, frutto di una particolare combinazione di un termine dialettale geograficamente poco diffuso e dell'importanza particolare di quell'albero specifico, il faggio secolare sotto cui si riunivano le assemblee della "regola".



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